Dallaltro canto sapevamo ancora, che nel passaggio che fa lacqua dallesser semplicemente fredda al
rimuoversi dalla sua fluidità e ricever consistenza e durezza con lagghiacciamento, non solo ritorna
alla mole chellaveva prima di raffreddarsi, ma trapassa ad una maggiore, mentre se le veggon
rompere vasi di vetro e di metallo con tanta forza. Ma qual poi si fosse il periodo di queste varie
alterazioni che in essa opera il freddo, questo non sapevamo ancora, né era possibile darrivarvi con
agghiacciarla dentro a vasi opachi, come quei dargento, dottone e doro, ne quali sera fin allora
agghiacciata: onde per non mancare di quella notizia, che parea esser lanima di tutte
questesperienze, ricorremmo al cristallo ed al vetro, sperando per la trasparenza della materia daver
presto ad assicurarci come la cosa andasse, mentre si poteva a ciascun movimento che fosse apparso
nellacqua del collo cavar subito la palla dal ghiaccio, e riconoscer in essa quali alterazioni gli
corrispondessero. Ma la verità si è che noi stentammo assai più che non ci saremmo mai dati ad
intendere, prima di poter rinvenire alcuna cosa di certo intorno a periodi di questi accidenti. E per
dirne più distintamente il successo, è da sapere che nella prima immersione che facevamo della
palla, subito che ella toccava lacqua del ghiaccio sosservava nellacqua del collo un piccolo
sollevamento, ma assai veloce, dopo il quale con moto assai ordinato e di mezzana velocità sandava
ritirando verso la palla, finché arrivata a un certo grado non proseguiva più oltre a discendere, ma si
fermava quivi per qualche tempo, a giudizio degli occhi, affatto priva di movimento. Poi a poco a
poco si vedea ricominciare a salire, ma con un moto tardissimo e apparentemente equabile, dal
quale senzalcun proporzionale acceleramento spiccava in un subito un furiosissimo salto, nel qual
tempo era impossibile tenerle dietro con locchio, scorrendo con quellimpeto, per così dire, in istante
le decine e le decine de gradi. E siccome questa furia cominciava in un tratto, così ancora in un
tratto finiva, imperciocché da quella massima velocità passava subito ad un altro ritmo di
movimento anchegli assai veloce, ma meno incomparabilmente di quello che lo precedeva, e con
esso proseguendo a salire si conduceva il più delle volte alla sommità del collo e ne traboccava. In
tutto l tempo che queste cose accadevano si vedeva alle volte venir su per lacqua de corpicelli aerei,
o fossero daltra più sottile sostanza, ora in maggiore ora in minor copia, e questa separazione non
cominciava se non dopo che lacqua avea cominciato a pigliar il freddo gagliardo, come se la virtù di
esso freddo avesse facoltà di cerner tali materie e di partirle dallacqua. Ora volendo noi cominciare
a vedere se tali alterazioni ritenesser tra loro alcuna spezie danalogia, cominciammo a replicare
agghiacciamenti, e appena strutto un ghiaccio, di bel nuovo rimettevamo ad agghiacciare, e lacqua
tornava ad agghiacciarsi con la medesima serie di alterazioni; le quali perocché non ritornavano da
una volta a unaltra ne medesimi punti o gradi del collo, cominciavamo a credere chelle non
avessero periodo fermo e stabile, come parea che ci persuadesse un certo barlume di ragione chelle
dovessero avere. Accadde intanto nel replicare questesperienze, che essendosi una volta
disavvedutamente lasciato agghiacciar lacqua della palla vicino al collo, secondo quello che sè detto
nella quarta esperienza degli agghiacciamenti, la palla si roppe; (72) onde rifattasene unaltra più
piccola, acciocché il freddo più presto e più agevolmente sinsinuasse per tutta lacqua, e cresciutole
il collo fino in due braccia perché non avesse a traboccare,[10] sempie dacqua fino a cento sessanta
gradi, e si pose nel ghiaccio. Quivi dunque osservando con attentissima diligenza, ritrovammo
primieramente, che tutti gli accidenti di scemare, di crescere, di quietare, di risalire, di correre, di
ritardarsi seguivano sempre ne medesimi punti del collo, cioè quando il livello dellacqua era a
medesimi gradi, purché nellatto di metterla nel ghiaccio savesse avvertenza chella fosse ridotta a
quel medesimo grado chellera quando si messe nel ghiaccio la volta antecedente, che lo stesso è
dire, alla medesima tempera di calore e di freddo; potendosi in tal caso considerar tutto il vaso