numero, & di concento, ma noi habbiamo havuto nelle celebrità, ò solennità nostre per compagni i
Dei, che il senso concinno soave, e giocondo ci hanno dato, et i suoni, & la maniera leggiadra de'
balli, e chiamaron dal gaudio i chori, & però conclude che la prima maniera di eruditione ci
provenga per opra delle Muse, & di Apollo, & esser ignorante, chi non s'intenda de balli di Apollo,
& delle Muse. Ma sendo il mondo tripartito la prima porzione è delle stelle fisse, la seconda
dell'erranti; la terza dell'inferiori cose alla Luna; tutte queste tra loro facendo concerto per ragion di
armonia, & ad ogniuna è preposta una Musa; alla prima Hypate, ovvero soprana; la seconda Nete, ò
infima; la mezzana Nesen, che contiene, e circonduce, in quanto fece le cose mortali con gli Dij, le
terrene con le celesti, & ciò ne dinota copertamente Platone, sotto 'l nome delle Parche, Cloto,
Atropo, e Lachesi, percioche all'otto sfere, e al girar loro prepose le Sirene, & le chiamò figlie della
necessità, mà presso à Dei la necessità non intolerabile ne violenta, perche sendo in ottima città,
l'ottimo la legge, cosi la necessità appò i Dei parte inevitabile, & immutabile, tra perche non
soggiace à mutatione, & sì ch'essi non vogliono, mà egli pose alle Muse il nome di Sirene, quasi
nuntie delle cose divine à gl'inferiori, & l'estrema Musa sortì il luogo presso terra, & l'altre otto
restanti conservano l'armonia delle stelle ferme con le mobili vicendevolmente, & una che tiene il
luogo della Luna, e custodisce l'intervallo, & lo spatio della terra, a mortali infonde tanto di gratia,
di armonia, & di poesia, ò ritmo; quanto ciascun ne è capace, & insieme la facoltà civile, & la
persuasione, con la quale si sostenta il genere humano, & la comunanza, & placa, e tranquilla i
tumulti degli animi perturbati. Urania si denomina dal Cielo, sendo probabile, che le celesti cose
non sentan bisogno di molto, ò vario governo, perche Natura è unica e semplice causa, & già che
della vita nostra parte si trappassi grave, & altra piacevolmente, sono preposte alle cose Calliope,
Clio e Thalia, che c'introduce alla cognitione di Dio, & ci presta aiuto nelle operationi, & le
rimanenti per la debolezza nostra, non disprezzano i balli, i salti, & le canzoni, con temperamento di
ragione, & di armonia, & con diletto honesto proseguire; alla facoltà civile e regia siede Calliope: lo
studio degli honori vien da Clio essaltato; e Polinnia, all'arte del imparare, & della memoria è
sopraposta. Et però gli Sicionij appellaron l'una delle tre Muse Polimateia, dal moltiplice studio di
sapere; Euterpe la consideratione della verità ne' naturali, non havendo lasciato ad alcun altro
genere voluttà più pure, ò più belle di queste; & quanto alle cupidità; Talia l'huomo fiero rende
mansueto ne' conviti, e però quei che ci dimorano, e beono amica, & lietamente diciamo Faliazin,
mà non già quegli, che per il soverchio vino divengon ebbri, o commettono errori; Erato a congressi
amorosi intraviene, si che si facciano a tempo, e con ragione, & lieva la soverchia mollezza, e i
stimoli troppo ardenti, & che habbiano esito di amicitia, & di fede, non di lascivia, e villania.
Finalmente il diletto, o degli occhi, ò dell'udito, & con ragione, o con affetto, ò pur commune ad
ambi l'altre due Melpomene, e Tersicore temprano in modo, si che l'uno non sia quasi che incanto
ma letitia, & l'altro non prestigio, ò maleficio, ma dilettatione. Et gli Egittij, volendo figurar le
Muse, formaron due diti, e scultovi sette lettere dentro, attestando il Pierio, che col significato delle
sette vocali si suole appo essi esprimer ogni musica, & delle lettere le nove mute, sono secondo
Plutarco à le nove Muse dedicate. Alcuni vogliono che quattro sole, come se la lingua percuota i
quattro denti contraposti, & in quel gesto presso gli Egittij le Muse con Apolline era descritto; i
denti per le Muse, & la lingua che gli batte Apolline, quasi che plettro, & perche sien poste nove, ci
fà mestieri di investigare tutta l'effigie della nostra faccia, perche così per altrettanti instrumenti del
viso ce le rappresentarono, cioè, quattro denti, due labbra, li quali ci servono per cimbali
nell'accrescer il suono, poscia il palato, nella cui concavità si aggrandisce il suono, La fistola della
gola, che somministra lo spirito; & in fine il polmone, che à foggia di mantice eterno, che riceve lo