modo di determinare la forma e la posizione degli anelli meteorici, e dimostra, che la determinazione
del corso delle meteore in questi anelli si può fare come per qualsivoglia altro corpo del sistema
planetario, non richiedendosi a questo fine, che la posizione del punto radiante fra le stelle, e la
cognizione esatta della velocità, con cui le meteore cadono sopra la Terra. Ora di questi due postulati
il primo è facile ad ottenersi collosservazione diretta, non così il secondo, cioè la velocità della
caduta. Infatti questa velocità è talmente grande, la durata delle apparizioni talmente istantanea, che
non si può aver campo a misura esatta, e neppure ad una estimazione sufficientemente approssimata
per lo scopo. Aggiungasi a questo, che la resistenza dellatmosfera modifica rapidamente questa
velocità, in pochi istanti distruggendola totalmente; e di questa resistenza non è possibile far alcun
calcolo rigoroso, mancando affatto gli elementi a ciò necessarii. Per questa difficoltà è avvenuto, che
la teoria astronomica di Erman, sebbene fondata sopra principii astronomici incontestabili, non portò
in pratica nessun notevole progresso alla scienza delle meteore, e solo additò una via, per la quale era
possibile avanzarsi a cognizioni più solide di quelle che fin allora erano state in corso. Ma varii
tentativi eseguiti su questa via, specialmente dagli investigatori americani, non ebbero alcun successo.
Lo stesso Erman non osò progredire in essa, e si contentò di assegnare per lorbita possibile delle
Perseidi dAgosto alcuni limiti, assai lati invero, che dagli studii più recenti furono verificati e
riconosciuti esatti. In quel tempo non era possibile procedere più oltre. Neppure fu verificata la
celebre teoria di Erman sulle offuscazioni, secondo la quale le correnti meteoriche, frapponendosi fra
il Sole e la Terra in certi punti, avrebbero dovuto arrestare per via una parte sensibile della luce e del
calore di questastro, e produrre periodicamente certe irregolarità delle stagioni. Erman credeva, che in
questo modo le Leonidi producessero labbassamento di temperatura, che nei paesi settentrionali
dEuropa si riconobbe avvenire intorno al 12 maggio. Oggi noi sappiamo, che la corrente delle Leonidi
non può frapporsi fra la Terra ed il Sole nel modo indicato, e che labbassamento di temperatura in
discorso è un fenomeno locale, il quale non si estende al Sud delle Alpi, siccome da lunghe serie di
osservazioni termometriche fatte a Milano ed a Torino è stato provato. Per un quarto di secolo,
cioè dal 1839 al 1864, la teoria astronomica delle stelle cadenti rimase fissa al concetto degli anelli di
materia rara, circolanti intorno al Sole, ma non progredì niente al di là del punto, a cui laveva portata
il professore Erman. Non solo non si era riusciti a determinare in modo soddisfacente la grandezza, la
forma, e la posizione di alcune delle supposte armille meteoriche, ma non si aveva alcuna idea precisa
neppure intorno alla parte, che a coteste singolari formazioni era da assegnare nella gran macchina
dellUniverso. Alcuno fra gli investigatori aveva già cominciato a disperare, che si potesse mai venire
a nozioni solide intorno a questa materia, e inclinava di nuovo verso la teoria atmosferica, secondo cui
le stelle cadenti si riputavano come risultato di qualche processo meteorologico analogo, p.e., alla
grandine. I più parevano accostarsi allopinione già emessa di Olmsted e da Biot, che le orbite delle
nubi o delle correnti meteoriche intorno al Sole fossero poco diverse da circoli concentrici, e
formassero col loro insieme lapparenza nebulosa nota sotto il nome di luce zodiacale; cioè
costituissero un grande ammasso di forma schiacciata simile ad una lente, col centro nel Sole, e cogli
orli estesi nel piano delle orbite planetarie fino a toccare lorbita della Terra. Humboldt nel Cosmos è
stato il divulgatore più autorevole di questo modo di vedere, il quale oggi non appartiene più che alla
storia. Ad accrescere la confusione e lincertezza si aggiunse labuso che alcuni facevano della
distinzione in meteore sporadiche ed in meteore sistematiche o periodiche, attribuendo ad essa non un
significato nominale, ma un senso reale, che non ha in natura alcun fondamento. Nessuna maraviglia
quindi, che per tanto tempo molti astronomi abbiano considerato questo studio con una specie di
diffidenza o di apatia, come quello da cui non erano a sperare grandi risultamenti; e che intanto
godesse in Francia di un trionfo effimero la teoria meteorologica di Coulvier-Gravier, il quale per
molti anni credette di ricavare, dalle osservazioni delle stelle cadenti, la spiegazione di certi fenomeni
atmosferici, e perfino la predizione del tempo.
Ma quando nel 1864 il prof. Newton, consultando diligentemente le antiche narrazioni di piogge
meteoriche, e rettamente interpretandole, ebbe dimostrato, che lapparizione delle Leonidi si rinnova
periodicamente ogni 33 anni ed Œ, ognuno vide chiaramente, che il fenomeno delle stelle cadenti.
poteva appartenere soltanto allAstronomia. Bisognava dunque ad ogni costo tentare di avanzarsi, e
non servendo il processo regolare dellinduzione scientifica, trovare unaltra strada, fossanche meno
rigorosa e più lunga. Invece di partire dalle osservazioni per stabilire la teoria, si è fatto ricorso alle
ipotesi: e dalle conseguenze di queste, per via di deduzione si è cercato di verificare laccordo colle