nell'azzurra e limpida superficie del mare, si udì la scala del boccaporto maestro scricchiolare, e poco
dopo si vide apparire il vecchio marinaio.
Aspirò avidamente una boccata d'aria marina, percorse il legno da prua a poppa, con quel suo
dondolamento che lo faceva rassomigliare a un orso bianco, diede una sbirciata alle vele senza
guardare in viso nessuno, caricò flemmaticamente la sua corta pipa, nera come la camicia di uno
spazzacamino, poi andò a sedersi con tutta gravità sul barile e parve immerso in profondi pensieri.
Tosto i marinai, a due, a tre alla volta, i più coraggiosi prima, i paurosi poi, ed i superstiziosi ultimi,
s'avvicinarono silenziosamente al vecchio marinaio, circondandolo. Il capitano fu l'ultimo a giungere,
tenendo in mano un'altra bottiglia.
Tutti rispettavano il raccoglimento del vecchio, e certo nessuno avrebbe osato strapparlo alle sue
meditazioni; ma la pazienza non era la virtù del capitano.
- Olà, papà Catrame, sei morto? - gli chiese.
II vecchio alzò il capo e, fissando il comandante, gli domandò a bruciapelo: - Credete al re del mare,
voi?
Il capitano scoppiò in una risata fragorosa, ma nessun marinaio lo imitò. Bensì tutti lo guardarono con
stupore, come se fossero meravigliati che egli non prestasse fede a ciò che narrava papà Catrame.
Il lupo di mare non mostrò tuttavia di offendersi, però la sua fronte si corrugò, e, battendo con quelle
mani callose e irte di nodi i bordi del barile, esclamò: - Me lo direte poi!
Ricadde nelle sue meditazioni, ma per pochi istanti, poiché ad un tratto si scosse, come se avesse
trovato quello che cercava nei suoi lontani ricordi, e disse: - Oggi non si costuma più; i lodevoli usi
degli antichi marinai sono messi da un lato come ferravecchi inservibili, e non si crede che valga la
pena di rendere omaggio a Nettuno, il re degli abissi marini. Che importa se le navi affondano più
spesso che una volta? Sono casi, dicono gli scettici; sono accidenti, affermano gli spregiudicati. Al
diavolo le superstizioni dei vecchi marinai! Lasciamo da parte le leggende, distruggiamo tutto, ché il
mondo deve rifarsi. Non è cosi?
Papà Catrame fece udire un riso stridulo, beffardo, che aveva un non so che di strano, e che parve si
ripetesse fino in fondo alla stiva.
- La linea! - riprese poi. - Chi oggi, passando la linea, rende omaggio al re del mare? Peuh! Hanno
altro pel capo i marinai moderni, che di pensare a Nettuno! Ma quale vendetta si prende talora questo
re del mare! Oh che! credete forse che gli antichi marinai abbiano inventato la cerimonia per far ridere
voi, spregiudicati? O credete che un tempo pensassero a divertirsi frammezzo alle onde incalzanti e ai
sibili diabolici del vento? No, no; e papà Catrame, se così vi parla, ne ha il motivo.
- Voi siete giovani, e nulla sapete sul passaggio della linea, che oggi si celebra al più con una
innaffiata del ponte; ma un tempo era una cerimonia importante, e nessun marinaio, per quanto
audace, avrebbe osato passarvi sopra, poiché la vendetta di Nettuno presto o tardi lo avrebbe
infallantemente colpito.
Ora ve lo proverò.
Papà Catrame rattizzò la pipa col suo pollice incombustibile, sorseggiò un buon bicchiere che gli
offriva il capitano, reclamò con un gesto maestoso il più assoluto silenzio, e dopo di essersi
accomodato sul barile, principiò la sua seconda e non meno interessante narrazione.
- Un destino strano, incomprensibile, mi spinse sempre a prendere imbarco sulle peggiori navi della
nostra marina; e io non le cercavo, veh! Quasi tutti i capitani che ho servito nella mia lunga,
lunghissima carriera marinaresca, erano bestemmiatori o scredenti. Non badavano alle nostre
tradizioni, non badavano ai nostri vecchi usi, non credevano né alle sirene, né alle figlie della spuma,
né ai mostri marini, a nulla insomma.
- Mi ero imbarcato in qualità di gabbiere su di una vecchia corvetta, di cui ora non ricordo il nome,
poiché sono passati da quell'epoca lunghi anni. Era una gran nave però, buona veliera, un po' vecchia,
sì, ma colle costole ancora robuste, destinata ai lunghi viaggi dell'Oceano Atlantico e dell'Indiano, e
perciò costretta a passare sovente la linea equatoriale.
- Il capitano aveva sempre, fino allora, conservato l'usanza di rendere il dovuto omaggio al re del
mare, quando dall'emisfero settentrionale passava nell'emisfero australe, e mai aveva avuto a
pentirsene. Anzi soleva dire che, appunto per quello, la sua corvetta godeva una buona protezione; ed
infatti mai una tempesta fatale l'aveva sorpresa, e quelle ordinarie le aveva facilmente vinte.
- Ma gli uomini purtroppo cambiano, e anche il nostro capitano, seguendo l'andazzo dei tempi, a poco