l'adito aperse del suo gentil petto;
quinci 'l suo desir proprio a render pago,
al suo arbitrio d'Amor l'armi rivolse
qual le piacque a fermar solingo e vago:
sí che dovunque saettando colse
col doppio sol di quei celesti lumi,
a sé gran copia d'amadori accolse,
e con leggiadri e candidi costumi
dilettò 'l mondo in guisa che la gente
d'amor per lei vien ch'arda e si consumi.
Gran pregio, in sé tener unitamente
rara del corpo e singolar beltate
con la virtú perfetta de la mente:
di cosí doppio ardor l'alme infiammate
senton lor foco di tal gioia pieno,
che quanto egli è maggior, piú son beate
Anch'io lo 'ncendio, che mi strugge il seno,
sempre piú bramerei che 'n tale stato
s'augumentasse e non venisse meno,
s'io non fossi, né so per qual mio fato,
in mille espresse ed angosciose guise
da lei, miser, fuggito e disprezzato:
ché se 'l trovar l'altrui voglie divise
da le nostre in amor, è di tal doglia,
che restan le virtú del cor conquise,
quanto convien ch'io lagrimi e mi doglia
di vedermi aborrir con quello sdegno,
che di speme e di vita in un mi spoglia?
E s'io mi lagno, e se di pianto pregno
porto 'l cor, che 'l duol suo sfoga per gli occhi,
miser qual io d'Amor non ha 'l gran regno.
Non basta che Fortuna empia in me scocchi
tanti colpi, ch'altrui mai non aviene
che 'n questa vita un sí gran numer tocchi;
ché sospirar e pianger mi conviene
di ciò, che la mia donna, fuor d'ogni uso,
al mio strazio piú cruda ognor diviene;
e s'io, del pianto il viso smorto infuso,
del cielo e de le stelle mi richiamo,
ed or Amor, or lei gridando accuso,
che poss'io far se, in premio di quant'amo,
giunto da l'altrui orgoglio a tal mi veggo,
che la morte ancor sorda al mio mal chiamo?
E col pensier, ond'io vaneggio, or chieggo
d'Amor aita, ed or per altra strada
sempre invano al mio scempio, oimè, proveggo.
Ma poi che 'l ciel destina, e cosí vada,
che per sicura e dilettosa via,
dove 'l ben trovan gli altri, io pèra e cada,
sàziati del mio mal, fortuna ria;
poi, di me quando sarai stanca e sazia,
qual tuo gran pregio e qual acquisto fia?
E tu, Amor, dentro e fuor mi struggi e strazia,
ché tanto m'è 'l mio affanno di contento,