racconto per dirci dove guizza e in che cosa si frange, nella nuova direzione, il raggio della
fiammella, e come luccicano, in un angolo oscuro, le gambe d'una seggiola e i cardini d'una porta.
Dalla descrizione d'una bottega ci fa capire che è sonato da poco mezzogiorno, o che manca un'ora
circa al tramonto. Nota tutte le ombre, tutte le macchie di sole, tutte le sfumature di colore che si
succedono d'ora in ora sulla parete, e rende ogni cosa con una così meravigliosa evidenza, che
cinque anni dopo la lettura, ci ricorderemo dell'apparenza che presentava una tappezzeria, verso le
cinque di sera, quando le tendine della finestra erano calate, e dell'azione che esercitava quella
apparenza sull'animo d'un personaggio ch'era seduto in un angolo di quella stanza. Non dimentica
nulla, e dà vita ad ogni cosa, e non c'è cosa dinanzi a cui il suo pennello onnipotente s'arresti; nè i
mucchi di biancheria sudicia, nè i vomiti dei briachi, nè la carne fradicia, nè i cadaveri disfatti. Ci fa
uscire col mal di capo dall'alcova profumata di Renée, e ci fa stare un'ora in una bottega da
salumaio, in compagnia della bella Lisa, dal seno saldo e immobile che pare un ventre, in mezzo
alle teste di porco affondate nella gelatina, alle scatole di sardelle, che trasudano l'olio, ai prosciutti
sanguinanti, al vitello lardato e ai pasticci di fegato di lepre, dipinti, o piuttosto dati a fiutare e a
toccare in maniera, che, terminata la lettura, si lascia il libro, senz'avvedersene, e si cerca colle mani
la catinella. E via via, il buon odore delle spalle di Nana, l'odor di pescheria delle sottane della bella
normanna, il puzzo dell'alito di Boit-sans-soif, il tanfo del baule di Lantier; egli ci fa sentir tutto,
inesorabilmente, aprendoci le narici a forza coll'asticciuola della penna; e descrive il parco del
Paradou fiore per fiore, il mercato di Sant'Eustachio pesce per pesce, la bottega di madame Lecoeur
cacio per cacio, e il pranzo di Gervaise boccone per boccone. Nella stessa maniera procede riguardo
alle occupazioni dei suoi personaggi, alle quali ci fa assistere, spiegandole minutamente, di
qualunque natura esse siano, in modo che s'impara dai suoi romanzi, come da Guide pratiche d'arti e
mestieri, a fare i biroldi, a lavorar da ferraio, a stirar le camicie, a trinciare i polli, a saldar le
grondaie, a servire la messa, a dirigere una contraddanza. Fra tutte queste cose, in tutti questi luoghi,
di cui si respira 1'aria, e in cui si vede e si tocca tutto, si muove una folla svariatissima, di signore
corrotte fino alla midolla, d'operai incarogniti, di bottegaie sboccate, di banchieri bindoli, di preti
bricconi, di sgualdrinelle, di bellimbusti, di mascalzoni e di sudicioni d'ogni tinta e d'ogni pelo, - fra
i quali apparisce qua e là, rara avis, qualche faccia di galantuomo, - : e lì fanno fra tutti un po' di
tutto, dal furto all'incesto, girando fra il codice penale e l'ospedale o il monte di pietà e la taverna, a
traverso a tutte le passioni e a tutti gli abbrutimenti, fitti nel fango fino al mento, in un'aria densa e
grave, ravvivata appena di tempo in tempo dal soffio d'un affetto gentile, e agitata alternatamene da
alti cachinni plebei e da grida strazianti di affamati e di moribondi. E malgrado ciò, egli è uno
scrittore morale. Si può affermarlo risolutamente. Emilio Zola è uno dei romanzieri più morali della
Francia. E fa davvero stupore che ci sia chi lo mette in dubbio. Del vizio egli fa sentire il puzzo, non
il profumo; le sue nudità son nudità di tavola anatomica, che non ispirano il menomo pensiero
sensuale; non c'è nessuno dei suoi libri, neanche il più crudo, che non lasci nell'animo netta, ferma,
immutabile l'avversione o il disprezzo per le basse passioni che vi sono trattate. Egli non è, come il
Dumas figlio, legato da un'invincibile simpatia ai suoi mostri di donne, a cui dice: - Infami - ad alta
voce o - care - a fior di labbra. Egli mette il vizio alla berlina, nudo, brutalmente, senza ipocrisia e
senza pietà, e standone tanto lontano che non lo sfiora neanche coi panni. Forzato dalla sua mano, è
il vizio stesso che dice: - sputate e passate. - I suoi romanzi, come dice egli stesso, sono veramente
«morale in azione.» Lo scandalo che n'esce non è che per gli occhi e per gli orecchi. E come si tien
fuori, come uomo, dalla melma che rimescola colla penna, si tien fuori completamente, come
scrittore, dai personaggi che crea. Non c'è forse altro romanziere moderno che si rimpiatti più
abilmente di lui nelle opere proprie. Letti tutti i suoi romanzi, non si capisce chi sia e che cosa sia. È
un osservatore profondo, è un pittore strapotente, è uno scrittore meraviglioso, forte, senza rispetti
umani, brusco, risoluto, ardito, un po' di malumore e poco benevolo; ma non si sa altro. Soltanto,
benchè non si veda mai a traverso le pagine del suoi libri il suo viso intero, si intravvede però la sua
fronte segnata da una ruga diritta o profonda, o s'indovina ch'egli deve aver visto da vicino una gran
parte delle miserie e delle prostituzioni che descrive. E pare un uomo, il quale essendo stato offeso
dal mondo, se ne vendichi strappandogli la maschera e mostrando per la prima volta com'è: in gran
parte odioso e schifoso. Una persuasione profonda lo guida e lo fa forte: che si debba dire e
descrivere la verità; dirla e descriverla ad ogni proposito, a qualunque costo, qualunque essa sia,
tutta, sempre, senza transazioni, sfrontatamente. Ha in questo anche lui, come dice dello