Dalle risposte ricevute ai miei quesiti, gli uomini di tutte le razze increspano il sopracciglio,
quand'hanno l'animo perplesso per una causa qualunque; ma devo confessare che tali quistioni erano
mal redatte, avendo io confuso la semplice meditazione colla perplessità. Tuttavia è certo che gli
Australiesi, i Malesi, gl'Indù ed i Cafri del sud dell'Africa corrugano le sopracciglia quando sono
imbarazzati. Dobritzhoffer fa notare che i Guaranesi dell'America del Sud, in simili circostanze, si
comportano nella stessa maniera
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Dalle precedenti considerazioni possiamo conchiudere che l'increspamento delle sopracciglia
non esprime la semplice riflessione o l'attenzione, sieno pur desse profonde od elevate, ma bensì
una difficoltà, un ostacolo nel corso dei pensieri o nell'azione. Nullameno, siccome è cosa rara che
una profonda meditazione possa seguitare a lungo senza qualche impedimento, così essa è
d'ordinario accompagnata dal corrugamento dei sopraccigli. Da ciò viene che per solito questo
increspamento dà alla fisonomia, come fu osservato da sir C. Bell, una espressione di energia
intellettuale. Ma, perchè quest'effetto possa aver luogo, il guardo dev'essere sereno e fisso, o ben
diretto in basso, il che avviene appunto di spesso nella profonda riflessione. Per giunta la fisionomia
non dev'essere turbata da verun altro pensiero. Così, ad esempio, in un individuo di cattivo umore o
affannato, in un uomo che, all'occhio spento e alla mascella pendente, manifesta gli effetti di un
lungo dolore, in un tale che trova disaggradevole il cibo, o prova qualche difficoltà a compiere un
atto minuzioso, valga ad infilare un ago, in tutti codesti, dico, le sopracciglia si corrugano, sì, di
spesso, ma questo corrugamento è accompagnato da qualche altra espressione, che scaccia affatto
ogni apparenza di energia intellettuale o di profonda riflessione.
Ed ora possiamo chiederci donde venga che un aggrottamento dei sopraccigli può esprimere
l'idea di qualche cosa di difficile o di sgradevole, pensiero od azione. Nello studio dei movimenti
della espressione, conviene adottare, per quanto è possibile, il metodo dei naturalisti, i quali stimano
necessario di seguire lo sviluppo embrionale di un organo, per comprenderne perfettamente la
struttura. La prima espressione, la sola quasi che sia visibile nei primi dì della vita, in cui appare di
spesso, è quella manifestata durante le grida. Ora, nella prima età e qualche tempo dopo, le grida
vengono eccitate da ogni sensazione, da ogni emozione dolorosa e spiacevole, come la fame, la
sofferenza, la collera, l'invidia, la paura, ecc. In quei tempi, i muscoli che stanno attorno agli occhi
sono vivamente contratti, e questo fatto spiega, io credo, in gran parte il corrugamento delle
sopracciglia, che si mantiene per tutta la vita. Più volte portai l'attenzione sui miei figliuoli, a partire
dall'ottavo dì di lor vita all'età di due o tre mesi, ed osservai che, quando capitava grado grado un
accesso di pianto, il primo indizio visibile era la contrazione dei sopraccigliari, che produceva un
leggiero aggrottamento, tosto tosto seguito dalla contrazione degli altri muscoli che stanno attorno
agli occhi. Quando un fanciullo è inquieto o sofferente, io constatai che sul volto di lui corrono
continui e ratti come ombra, leggieri increspamenti dei sopraccigli. Di solito, peraltro non sempre,
essi sono presto o tardi seguiti da un accesso di pianto. Per esempio, osservai spesse volte un
bambino di sette ad otto settimane, mentre succiava del latte freddo, che doveva certo riescirgli
sgradito. Per tutto questo tempo, scorsi sul viso di lui un continuo aggrottamento di sopracciglia,
leggiero, sì, ma ben caratterizzato; peraltro nol vidi mai degenerare in pianto, benchè si potessero
notare le diverse fasi che l'annunziavano vicino.
Codesta abitudine di contrarre le sopracciglia al cominciar di ogni accesso di pianto e di grida,
essendosi mantenuta nei bambini per innumerevoli generazioni, finì coll'associarsi strettamente ad
ogni sensazione dolorosa o sgradita. Donde consegue che, in circostanze analoghe, questa abitudine
può conservarsi nell'età matura, benchè allora mai non degeneri in pianto. Fin dai primi anni si
comincia a frenare il pianto e le grida, mentre in nessuna età si riesce a reprimere lo aggrottamento
dei sopraccigli. Forse è bene notare che in que' fanciulli i quali piangono facilmente, la minima
inquietudine provoca subito lo spargimento di lagrime, mentre nella maggior parte dei ragazzini
darebbe luogo soltanto ad un increspamento delle sopracciglia. In alcune forme di alienazione
mentale avviene lo stesso: il minimo sforzo morale cagiona indomabile pianto, mentre invece in un
individuo allo stato ordinario, provocherebbe semplicemente un aggrottamento dei sopraccigli. Nè
ci deve stupire se l'abitudine di contrarre le sopracciglia trovandoci bruscamente in faccia ad una
impressione penosa qualunque, benchè assunta nell'infanzia, si conserva per tutta la vita; non
vediamo forse molte altre abitudini associate, acquisite nell'età giovanile, persistere sempre
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History of the Abipones, trad. ingl., vol. II, p, 59, citata da LUBBOCK, Origin of Civilization, 1870, p. 355.