l'altra, surgevano altri, & altri oggetti distinti, e quelli, che prima apparivano distinti rendevano le
loro immagini sopra la carta più confuse. Intorno a tutti questi particolari fù discorso assai, e quei
Signori mostrarono di restare sodisfatti, e capaci di questo effetto: Allora fermando io tutto il
discorso conclusi di comun consenso, ch'ogni volta, che si trovasse una stanza ripiena di qualche
mezzo trasparente serrata intorno intorno, e con un solo foro, e che sopra quel foro fusse posto una
lente di vetro, ò cristallo, ò diamante, ò vero d'altra materia trasparente, di necessità sarebbono
stampate, per così dire, dentro la stanza in una proporzionata distanza le immagini di tutti gli
oggetti, che fussero opposti di fuori per linee dirette al foro, & alla lente cristallina con le
circostanze notate di sopra. Stabilita questa conclusione, soggiunsi. Signori, quello, che fin quì
abbiamo osservato, è come un niente in comparazione di quanto possiamo più altamente filosofare.
Le cose dette sono intorno a cose grosse maneggiate, e fabbricate dalle vostre mani, e da gli ingegni
umani, quello che segue è opera della natura, ch'è quanto a dire di Dio stesso, sovrano, e
perfettissimo artefice. Noi possiamo fare di queste machine, ma, come s'è detto,
imperfettissimamente, e grossamente, come sarebbe a dire, stanze di mattoni, sassi freddi, &
insensati, carta morta, cristalli, e vetri malamente lavorati, &c. Ma la natura opera più altamente, e
con inesplicabile perfezione, & esquisitezza. Io dunque dico, che la fabbrica, e costruzzione degli
occhi de gli animali viventi, e sensitivi, è fatta a similitudine di queste nostre stanze, delle quali fin
qui abbiamo trattato, ma con la differenza delle nostre a quelle della natura, che è tra artefice, ed
artefice tra la morte, e la vita. E considero con la debolezza dell'ingegno mio nella costruzzione
dell'occhio nostro, prima quella cella, e quel ricettacolo dell'occhio, che contiene l'umore detto da'
Notomisti vitreo, serrato intorno intorno, il quale ricettacolo corrisponde alla nostra stanza di sopra
considerata. Abbiamo la pupilla, che corrisponde al foro nostro della finestra; sopra della pupilla si
ritrova l'umore cristallino, che ha la forma della lente, e fà l'uffizio, che faceva la lente cristallina,
sopra il foro della finestra. (Lascio di considerare alcune tuniche, e muscoli, e nervi, e cartilagini, e
tendini, e vene, le quali servono per lo movimento dell'occhio, e delle sue parti, e per conservatione
di tutto l'organo) solo si deve notare il sito della tunica retina, la quale corrisponde alla carta, che si
adopera nella nostra stanza, sopra della qual tunica si fanno l'immagini de gli oggetti, che sono fuori
dell'occhio con tutte quelle circostanze, accidenti, e condizzioni, con le quali si fanno ancora le
immagini dentro delle nostre di sopra mentovate stanze, il che anderemo a parte a parte dichiarando,
e rincontrando. E prima l'immagini dentro dell'occhio nostro saranno disegnate, e dipinte
capovoltate, cioe le parti alte degli oggetti di fuori verranno disegnate nelle parti basse, & inferiori
della tunica retina, e le basse de gli oggetti di fuori verranno disegnate nelle parti alte della
medesima, e così le parti destre de gli oggetti corrisponderano alla sinistra, e le sinistre alla destra, e
col ferire che fanno i lumi varij de gli oggetti la tunica retina in varie sue parti, si verrà a far la
sensazione della vista piu, o meno distinta, secondo, che le dette immagini saranno piu, o meno
distintamente sopra la medesima tunica rappresentate. Che tutto poi fosse verissimo, lo provai
coll'esperienza, facendo a tutti quelli, che si trovarono presenti affissare gli occhi in una finestra
invetriata illuminata chiaramente dal Sole con questa cautela, che non andassero vagando con
l'occhio per la finestra, ma fissando la vista in un determinato segno di un di quei vetri, tenessero
fermo l'occhio tanto spazio di tempo, che uno dicesse v. g. il Salmo, Miserere. Ora fatto questo,
feci, che tutti quelli, che avevano fatta l'operazione, chiudessero gli occhi, & interrogandoli io, che
cosa vedessero tenendo così gli occhi chiusi, tutti risposero, che vedevano la medesima finestra co'
vetri distinti l'uno dall'altro da' piombi con altre particolari minuzie, e quello, che giunse
maraviglioso à tutti, fù, il vedersi comparire la finestra di varissimi colori dipinta, ora gialli, ora
verdi, ora rossi, ora pavonazzi, e poi svanire, e di nuovo tornare ad apparire, e di nuovo dileguarsi.
Di piu accrebbe la maraviglia in tutti, che havendo fatto replicare a occhi aperti la medesima
osservazione, e poi facendo rivoltare gli occhi aperti, ora in una parte, ora in un'altra del muro
bianco, per tutto da tutti si vedeva l'immagine dell'istessa finestra con quest'altra aggiunta di
maraviglia di piu, che guardando un muro piu lontano dall'occhio loro, che non era la finestra
vedevano l'immagine della finestra maggiore, che non era la finestra reale, e guardando il muro piu,
e piu da vicino l'immagine della stessa finestra appariva minore, e minore in modo tale, che
guardando un foglio di carta bianco posto lontano dall'occhio tre palmi in circa la medesima
immagine compariva sopra la carta molto piccola. Dalle quali cose non mi fù difficile persuader a
tutti, che non era vero altrimenti, che l'immagine di quella finestra andasse vagando per tutti quei