LA CHIESA DI POLENTA [
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Agile e solo vien di colle in colle
quasi accennando l’ardüo cipresso.
Forse Francesca temprò qui li ardenti
occhi al sorriso?
Sta l’erta rupe, e non minaccia: in alto
guarda, e ripensa, il barcaiol, torcendo
l’ala de’ remi in fretta dal notturno
Adrïa: sopra
fuma il comignol del villan, che giallo
mesce frumento nel fervente rame
là dove torva l’aquila del vecchio
Guido covava.
Ombra d’un fiore è la beltà, su cui
bianca farfalla poesia volteggia:
eco di tromba che si perde a valle
è la potenza.
Fuga di tempi e barbari silenzi
vince e dal flutto de le cose emerge
sola, di luce a’ secoli affluenti
faro, l’idea.
129 La chiesa di San Donato in Polenta, ricordata già in un documento del 976, è costruzione del sec. VIII. Volevasi or
fa pochi anni abbatterla al suolo per farne una nuova: se non che don Luigi Zattini, intelligente e amoroso arciprete,
n’ebbe avvertito il cav. Antonio Santarelli ispettore degli scavi e monumenti nella provincia di Forlí. Il quale diè primo
al pubblico notizie dell’antica chiesa (1890); e súbito appresso ne discorse ampiamente alla Deputazione storica
romagnola Corrado Ricci. E della chiesa e della ròcca polentana che le sorgea vicino scrisse di nuovo il Ricci
nell’Ultimo rifugio di Dante (1891), e una veduta ne ha inserito assai bella nel bellissimo Dante illustrato pubblicato in
Milano da Ulr. Hoepli (1898). A instanza dell’arciprete Zattini, del cav. Santarelli, del conte Cilleni-Nepis ispettore
delle scuole, del prof. Raffaello Zampa, il Comune e la Mensa vescovile di Bertinoro e la Provincia di Forlí
cominciarono a pensare e provvedere pe’ restauri. Ricordo che nella seduta 20 dec. 1889 del Consiglio provinciale,
venuta in discussione la spesa per la chiesa polentana, opponendo alcuno non doversi gittare denaro del pubblico per
conservare chiese quando il meglio sarebbe buttar giú quelle anche in piedi, Aurelio Saffi, il nobilissimo mazziniano che
presiedeva l’adunanza, parlò da quell’uomo culto e savio che era, e disse fra l’altro "Quale italiano non vorrà conservata
e onorata una chiesa dove Dante pregò?" Allora tutti quei repubblicani votarono la spesa per San Donato di Polenta.
Che fu dichiarato dal Governo monumento nazionale; e cominciarono i lavori de’ restauri; e vennero in aiuto alla spesa
il Ministero dell’istruzione e quello dei culti; dei benefattori, come dicono, privati, ricordo la contessa Silvia Baroni
Pasolini, il comm. Francesco Torraca, l’arcipr. Ricci di Consercole, i parochiani di Polenta e quel buon don Zattini che
non ha poi molto grassa prebenda. Ristaurati furono il tetto, le navate destra e centrale, l’abside centrale, la cripta:
rimane da restaurare l’abside a destra di chi entra e da ricostruire il campanile.
Da un articolo nel Cittadino di Cesena (13 giugno 1897) dell’avv. Nazzareno Trovanelli buon cittadino e buon letterato,
di cui sono notevoli parecchie traduzioni dal Tennyson e dal Longfellow, riproduco qui, a schiarimento de’ miei versi,
alcuni passi. — "Le colonne della chiesa, grosse, rotonde, a strati di mattoni e di conci, sono coronate da capitelli che
formano la parte più importante e caratteristica dello storico monumento. — Sono — scrive il cav. Santarelli — scolpiti
in pietra locale, alcuni cubiformi, altri a dadi, con facce smussate, variamente ornate con foglie convenzionali, disegni
geometrici, intrecci bizzarri di tenie, figure grottesche di mostri e animali, a tutto rilievo molto basso e rude. — Certe
figure, piuttosto di scimmiotti che d’uomini, una specie d’ippogrifo, un orribile granchio di mare, fermano specialmente
l’attenzione". — "Del castello non restano che laceri avanzi sui quali è addossata una squallida casa colonica. Fu Dante
al Castello polentano? Pregò egli nella piccola chiesa? Nessun documento l’attesta, ma nulla lo rende inverosimile.... La
leggenda, che qualche volta erra, ma talvolta integra e riassume la storia, lo crede; e vuole ancora che Francesca....
salisse quassú, e ad un cipresso che sorge solitario sopra uno di questi poggi e domina tutta la vallata intorno e si vede a
grande distanza (forse sostituito ad altri ivi posti successivamente) si dà ancora la poetica intitolazione di cipresso di
Francesca."