letteraria, dirò così, e politica, che risulta dalla presente constituzione del mondo.
Molte varietà hanno quindi da nascere, per quanto alle lettere si appartiene, tra gli antichi e
noi; e tra le altre che, dove quelli scrivevano soltanto nella propria lingua, alcuni de' nostri debbano
preferire di comporre in qualche forestiero linguaggio, come pur fanno, perché da esso loro riputato
più gentile o perché è più generalmente inteso del proprio. E coloro che si danno veramente agli
studi ed hanno tra noi il titolo di letterati, non degnano depositare i loro pensamenti che dentro al
sacrario delle lingue morte, le quali hanno il vanto, dicono essi, di essere intese in tutti i paesi, si
trovano fissate dall'autorità degli scrittori, non vanno più soggette a verun cambiamento, e sono in
certo modo divenute il linguaggio dell'universo e della eternità.
Per quanto speciose parer possano tali ragioni alla turba dei letterati, i quali si persuadono
agevolmente, scrivendo nelle lingue dotte, di salire in fama a paro degli antichi maestri e di levare nel
mondo una più gran vampa di ammirazione del proprio ingegno, sono pure in effetto i mal consigliati coloro
che si mettono a scrivere in altra lingua fuorché nella lor propria e nativa. Diversi sono appresso nazioni
diverse i pensamenti, i concetti, le fantasie; diversi i modi di apprendere le cose, di ordinarle, di esprimerle.
Onde il genio, o vogliam dire la forma di ciascun linguaggio, riesce specificamente diversa da tutti gli altri,
come quella che è il risultato della natura del clima, della qualità degli studi, della religione, del governo,
della estensione dei traffici, della grandezza dell'imperio, di ciò che constituisce il genio e l'indole di una
nazione. A segno che una dissimilitudine grandissima conviene che da tutto ciò ne ridondi tra popolo e
popolo, tra lingua e lingua; e i politici tengono per naturalmente nemici quei popoli che parlano lingue
diverse.
Gli orientali hanno un metaforeggiare, starei per dire, così caldo quanto è il cielo che sotto al
quale son nati. La lingua latina, ch'era nelle bocche d'un popolo di soldati, non è lingua così rotonda
e soave come la greca, ma è più ardimentosa e concisa. Orazio paragonò l'una al Falerno, vino
gagliardo ed austero; l'altra al vino di Scio, generoso insieme ed amabile.
(
b)
La nostra favella è
maneggevole, immaginosa, armonica; disinvolta e gentile la francese; così questa come quella
prende quasi l'impronta delle nazioni che in esse si esprimono. Gli Spagnuoli, signori di tanto
mondo, parlano un linguaggio tutto sostenutezza e gravità. Gl'inglesi hanno moltissime forme di
dire tolte dal commercio, dal bel mezzo delle scienze, e singolarmente dalla nautica tanto da essi
coltivata. E quella loro lingua egualmente libera, che coloro che in essa parlamentano, soffre meno
che qualunque altra la briglia dei fastidiosi grammatici.
Ora perché altri fosse atto a scrivere acconciamente in uno idioma non suo, converrebbe egli
fosse un altro Proteo, atto a vestire qualunque più strana forma dipendente da un governo, da un
clima, da un sistema di cose, nel quale non è altrimenti nato, e a svestire del tutto la propria sua e
natural forma, che vuol pur vincere ad ogni istante, per quanto un faccia, e mostrarsi al di fuori.
Come di cosa oltremodo singolare e mirabile si parla tuttavia di quel Greco il quale poteva cogli
Ateniesi gareggiare di finezza d'ingegno, di austerità di maniere cogli Spartani, e quasi scordarsi tra
gli Asiatici di esser nato in Europa, che sapeva divenir cittadino di ogni paese. Ennio per possedere
tre lingue diceva di avere tre cuori.
(
c)
Diis geniti potuere.
Non pochi belli ingegni francesi tentarono nel passato secolo di comporre nella nostra
lingua, quando le cose italiane erano di là da' monti in tanta riputazione, che non era tenuto gentile
chi non sapeva delle nostre maniere, non dotto chi non avea gran dimestichezza co' nostri autori.
Venne fatto a quel tempo ad alcuni Francesi di raccozzare a forza d'imitazione un qualche
fewness and simplicity, it was easy both to learn and to practise. When Arts and Sciences began to spread through a
larger circle, as they did in Greece, still people could learn the whole Encyclopedia in their own language. And even at
Rome, when they set about studying Greek, as it was then a living language, spoken in a neighbouring country, they
could have a little more trouble in learning it, then we have in learning French. It was reserved for modern times to have
two or three dead languages to learn. So that during the greatest part of that time, in which the Ancients were teaching
their children to be Citizens we are teaching ours to be little better than Parrots". A New Estimate of Manners and
Principles, or a Comparison between ancient and modern Times, in the three great articles of Knowledge, Happiness,
and Virtue, part III.
(
b)
)... at sermo lingua concinnus utraque
suavior, ut Chio nota si commixta Falerni est.
Sat. X, Lib. I.
(
c)
"Q. Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece, et Osce, et Latine sciret". Aul. Gel., Noct. Att., Lib.
XVII, cap. XVII.