alla vergogna e alla pudicizia. Le parti brutte a vedere del corpo, e l'altre simili quali porgono poca
grazia, si cuoprano col panno, con qualche fronde o con la mano. Dipignevano gli antiqui
l'immagine d'Antigono solo da quella parte del viso ove non era mancamento dell'occhio. E dicono
che a Pericle era suo capo lungo e brutto, e per questo dai pittori e dagli scultori, non come gli altri
era col capo nudo, ma col capo armato ritratto. E dice Plutarco gli antiqui pittori, dipignendo i re, se
in loro era qualche vizio, non volerlo però essere non notato, ma quanto potevano, servando la
similitudine, lo emendavano. Così adunque desidero in ogni storia servarsi quanto dissi modestia e
verecundia, e così sforzarsi che in niuno sia un medesimo gesto o posamento che nell'altro.
41. Poi moverà l'istoria l'animo quando gli uomini ivi dipinti molto porgeranno suo propio
movimento d'animo. Interviene da natura, quale nulla più che lei si truova rapace di cose a sé simile,
che piagniamo con chi piange, e ridiamo con chi ride, e doglianci con chi si duole. Ma questi
movimenti d'animo si conoscono dai movimenti del corpo. E veggiamo quanto uno atristito, perché
la cura estrigne e il pensiero l'assedia, stanno con sue forze e sentimenti quasi balordi, tenendo sé
stessi lenti e pigri in sue membra palide e malsostenute. Vedrai a chi sia malinconico il fronte
premuto, la cervice languida, al tutto ogni suo membro quasi stracco e negletto cade. Vero, a chi sia
irato, perché l'ira incita l'animo, però gonfia di stizza negli occhi e nel viso, e incendesi di colore, e
ogni suo membro, quanto il furore, tanto ardito si getta. Agli uomini lieti e gioiosi sono i movimenti
liberi e con certe inflessioni grati. Dicono che Aristide tebano equale ad Appelle molto conoscea
questi movimenti, quali certo e noi conosceremo quando a conoscerli porremo studio e diligenza.
42. Così adunque conviene sieno ai pittori notissimi tutti i movimenti del corpo, quali bene
impareranno dalla natura, bene che sia cosa difficile imitare i molti movimenti dello animo. E chi
mai credesse, se non provando, tanto essere difficile, volendo dipignere uno viso che rida, schifare
di non lo fare piuttosto piangioso che lieto? E ancora chi mai potesse senza grandissimo studio
espriemere visi nei quale la bocca, il mento, gli occhi, le guance, il fronte, i cigli, tutti ad uno ridere
o piangere convengono? Per questo molto conviensi impararli dalla natura, e sempre seguire cose
molto pronte e quali lassino da pensare a chi le guarda molto più che egli non vede. Ma che noi
racontiamo alcune cose di questi movimenti, quali parte fabbricammo con nostro ingegno, parte
imparammo dalla natura. Parmi in prima tutti e' corpi a quello si debbano muovere a che sia
ordinata la storia. E piacemi sia nella storia chi ammonisca e insegni a noi quello che ivi si facci, o
chiami con la mano a vedere, o con viso cruccioso e con gli occhi turbati minacci che niuno verso
loro vada, o dimostri qualche pericolo o cosa ivi maravigliosa, o te inviti a piagnere con loro
insieme o a ridere. E così qualunque cosa fra loro o teco facciano i dipinti, tutto apartenga a ornare o
a insegnarti la storia. Lodasi Timantes di Cipri in quella tavola in quale egli vinse Colocentrio, che
nella imolazione di Efigenia, avendo finto Calcante mesto, Ulisse più mesto, e in Menelao poi
avesse consunto ogni suo arte a molto mostrarlo adolorato, non avendo in che modo mostrare la
tristezza del padre, a lui avolse uno panno al capo, e così lassò si pensasse qual non si vedea suo
acerbissimo merore. Lodasi la nave dipinta a Roma, in quale el nostro toscano dipintore Giotto pose
undici discepoli tutti commossi da paura vedendo uno de' suoi compagni passeggiare sopra l'acqua,
ché ivi espresse ciascuno con suo viso e gesto porgere suo certo indizio d'animo turbato, tale che in
ciascuno erano suoi diversi movimenti e stati. Ma piacemi brevissimo passare tutto questo luogo de'
movimenti.
43. Sono alcuni movimenti d'animo detti affezione, come ira, dolore, gaudio e timore, desiderio e
simili. Altri sono movimenti de' corpi. Muovonsi i corpi in più modi, crescendo, discrescendo,
infermandosi, guarendo e mutandosi da luogo a luogo. Ma noi dipintori, i quali vogliamo coi
movimenti delle membra mostrare i movimenti dell'animo, solo riferiamo di quel movimento si fa
mutando el luogo. Qualunque cosa si muove da luogo può fare sette vie: in su, uno; in giù, l'altro; in
destra, il terzo; in sinistra, il quarto; colà lunge movendosi di qui, o di là venendo in qua; il settimo,
andando attorno. Questi adunque tutti movimenti desidero io essere in pittura. Sianvi corpi alcuni
quali si porgano verso noi, alcuni si porgano in qua verso e in là, e d'uno medesimo alcune parti si
dimostrino a chi guarda, alcune si retriano, alcune stieno alte, e alcune basse. Ma perché talora in
questi movimenti si truova chi passa ogni ragione, mi piace qui de' posari e de' movimenti