miseria, fu voler di Dio, che si compiacque di far vedere nella persona di quel santo una invitta
costanza e 'l trionfo della pazienzia, che nel carro della vera gloria si menò appresso come catenati
tutt'i mali, fin ch'egli ebbe la prístina felicità con duplicate sodisfazzioni; e quella sua giustizia, che
nel termine della semplice natura si dimostrò al mondo, sarà esempio in tutt'i secoli per affermare
che i servi di Dio, in ogni condizione, son sempre beati. Dunque Giob era tale, anche nel tempo de'
suoi tormenti; ma per non uscir dalla materia di che vo trattando, dico ch'egli, facendo il conto con
la sua conscienzia, dicea: "Nonne dissimulavi? nonne silui? nonne quievi?", volendo significar che
a questa diligenza non suol mancar piacer alcuno; e quando succede qualche accidente che perturbi
tanto sereno, vuol il cielo che, dopo l'avversità, si accresca splendor agli animi che son alieni dagli
affetti della terra.
XXIII. In un giorno solo non bisognerà la dissimulazione
È tanta la necessità di usar questo velo, che solamente nell'ultimo giorno ha da mancare.
Allora saran finiti gl'interessi umani, i cuori piú manifesti che le fronti, gli animi esposti alla publica
notizia, ed i pensieri esaminati di numero e di peso. Non averà che far la dissimulazione tra gli
uomini, in qualunque modo si sia, quando Iddio, che oggi "est dissimulans peccata hominum", non
dissimulerà piú; ma poste le mani al premio ed alla pena, metterà termine all'industria de' mortali, e
que' sagaci intelletti, che hanno abusato il proprio lume, si accorgeranno come allora non gioverà
l'arte del cucir la pelle della volpe dove non arriva quella del leone, che fu consiglio di un re
spartano: perché l'onnipotente Leone, facendo ruggir il mondo dagli abissi fin alle stelle, chiamerà
tutti; e ciascuno dee saper e dire "circumdabor pelle mea", come disse Giob. Quell'aurora porterà un
giorno tutt'occupato dalla giustizia, e nel mostrar i conti, non vi sarà arte da far vedere il bianco per
lo nero. S'udirà il decreto, che sarà l'ultimo delle leggi, e darà legge eterna alle stelle ed alle tenebre,
al piacer ed alla pena, alla pace ed alla guerra. Sarà forz'alla dissimulazione di fuggirsene in tutto,
quando la verità stessa aprirà le finestre del cielo e, con la spada accesa, troncherà il filo d'ogni vano
pensiero.
XXIV. Come nel cielo ogni cosa è chiara
Se per questa vita in un giorno solo non bisognerà la dissimulazione, nell'altra non occorre
mai; e lasciando di trattar delle anime infelici che, con la luce del fuoco eterno, anzi nelle tenebre,
mostrano gli orribili mostri de' peccati, dirò dello stato delle anime eternamente felici. Ivi hanno lo
specchio, ch'è Iddio, il qual vede tutto, e ben nella lingua greca il suo nome, come osservò Gregorio
Nisseno, dimostra efficacia di vedere, perché theós viene a theáome, ch'è mirare e contemplare.
Veggono i beati colui che vede, sí che nel cielo non occorre che alcuno si celi. Ivi tutto è manifesto,
perché tutto è buono, tutto è chiaro, tutto è caro. Quanti piú sono a possedere il sommo bene, tanto
piú son ricchi. Dov'è tanto amor, non può succedere occasion di custodire interesse alcuno. Ma qui,
dove siamo vestiti di corruzzione, si procura con ogni sforzo il manto, con che si dissimula per
rimedio di molti mali; ed ancorché ciò sia onesto, pur è travaglio; onde si dee aspirar al termine di
questa necessità, e spesso, rimovendo lo sguardo dagli oggetti terreni, vagheggiar le stelle come
segni del vero lume che, anche per mezzo d'esse, c'invita alla propria stanza della verità. Ivi, nella
divina essenza, i beati godono della chiara vista, ch'è l'ultima beatitudine dell'uomo, essendo la piú
alta operazione dell'intelletto, per mezzo del lume della gloria che lo conforta; perch'essendo la
divina essenza sopra la condizione dell'intelletto creato, può questi vederla, non per forze naturali,
ma per grazia; e come uno ha maggior lume di gloria dell'altro, cosí può meglio conoscerla,
ancorché sia impossibile vederla quanto è visibile, perché il medesimo lume della gloria, in quanto è
dato a tal intelletto, non è infinito. Or, considerando cosí sodisfatti,
cosí felici, ed in eterno sicuri,
gli abitatori del Paradi-